La presenza di calcio nell’acqua è un argomento che spesso genera dubbi e curiosità. C’è chi ritiene che un’acqua ad alto contenuto di questo minerale possa aiutare a rafforzare le ossa, e chi invece teme che possa pesare sui reni. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: tutto dipende dalle nostre reali necessità e da quanta attenzione prestiamo alla nostra dieta.
Acqua ricca di calcio o acqua con poco calcio, quale scegliere? In questo articolo, faremo chiarezza su che cosa significano le espressioni “acqua ricca di calcio” e “acqua con poco calcio”, quali benefici possono apportare e perché Acqua Santo Stefano, con le sue caratteristiche uniche, possa rappresentare un’opzione equilibrata per le esigenze più diverse.
Per approfondire: “Acqua minerale: impariamo insieme a leggere l’etichetta”
Durezza dell’acqua, calcio e magnesio
Quando parliamo di calcio nell’acqua, in realtà ci riferiamo a uno dei componenti responsabili della “durezza”, insieme al magnesio. Se da un lato questi sali minerali possono influire sul sapore dell’acqua, dall’altro hanno effetti importanti sul nostro organismo, come il supporto allo sviluppo osseo, la protezione del muscolo cardiaco e l’azione sul rilassamento muscolare. Più un’acqua è “dura”, quindi, maggiore è la quantità di calcio e magnesio in essa disciolti. Questa durezza, espressa solitamente in gradi francesi (°F), si colloca al di sotto dei 15 °F per le acque dolci, fra 15 e 30 °F per le mediamente dure, e oltre i 30 °F per quelle dure.
Cosa significa acqua “ricca di calcio”
Si definisce “acqua ricca di calcio” quando il suo contenuto di questo minerale supera una certa soglia, in genere 150 mg/L, oppure quando il residuo fisso risulta elevato (ad esempio fra 500 e 1000 mg/L). Quest’acqua, a volte chiamata calcica, può essere di grande utilità per chi segue un’alimentazione povera di calcio, per le donne in gravidanza e allattamento o per chi soffre di osteoporosi. In queste situazioni, una fonte di calcio extra può aiutare a integrare il minerale e a sostenere la salute delle ossa.
Va però ricordato che un eccesso di calcio rischia di appesantire il lavoro dei reni. Se, per esempio, la nostra alimentazione include già una buona dose di latticini, verdure verdi, legumi e pesce (tutti alimenti ricchi di calcio), bere un’acqua molto calcica potrebbe aumentare il sovraccarico dei reni, soprattutto se abbiamo predisposizioni a calcolosi o insufficienza renale. Non si tratta quindi di un’acqua “dannosa” in sé, bensì di una scelta da fare con consapevolezza, valutando se effettivamente ci occorre un surplus di calcio.
Cosa significa acqua “con poco calcio”
All’estremo opposto troviamo le acque con quantità inferiori a 150 mg/L di calcio, di solito abbinate a un residuo fisso contenuto. Questo tipo di acqua risulta leggero e di facile assimilazione, ed è spesso consigliato a chi desidera stimolare la diuresi, favorire la digestione e mantenere un apporto di sali minerali equilibrato. Essendo povera di calcio, è meno indicata per chi segue una dieta carente di questo elemento, ma rimane adatta alla maggior parte delle persone e, anzi, può risultare utile a chi vuole evitare sovraccarichi renali e ritenzione di minerali. Molte acque oligominerali rientrano in questa categoria, aiutando a sgonfiare i tessuti e a contrastare un eccessivo accumulo di sali.
Linee guida e consigli per la salute delle ossa
Le linee guida generali sulla prevenzione dell’osteoporosi nell’adulto e nell’anziano suggeriscono un’assunzione di calcio di 1000-1200 mg al giorno, a seconda dell’età e del sesso. Gli alimenti più ricchi di calcio, come il latte e i suoi derivati, i legumi secchi, le verdure a foglia verde scuro e alcuni pesci (sarde, vongole, cozze), dovrebbero essere parte integrante di una dieta equilibrata. L’acqua può certamente contribuire a raggiungere il fabbisogno quotidiano, ma se il tuo organismo assume già calcio a sufficienza, un’acqua calcica è meno necessaria. In ogni caso, bere regolarmente rimane fondamentale per sostenere il metabolismo, aiutare le funzioni renali e mantenere una corretta idratazione.
Perché scegliere Acqua Santo Stefano: un approccio bilanciato
È qui che entra in gioco Acqua Santo Stefano, un’acqua oligominerale con 72 mg/L di calcio e 15,6 mg/L di magnesio. Questi valori la collocano tra le acque “non calciche”, ma comunque in grado di fornire un apporto bilanciato di minerali. L’acqua, infatti, rimane leggera e facilmente digeribile, con un residuo fisso di 240 mg/L. Inoltre, ha un contenuto di sodio molto basso e viene imbottigliata direttamente alla fonte nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, garantendo purezza batteriologica e un gusto piacevole.
Acqua Santo Stefano può soddisfare le esigenze di chi cerca un’acqua con un minimo apporto di calcio, senza rischiare di sovraccaricare i reni. Allo stesso tempo, fornisce un supporto minerale utile per il benessere generale. Secondo studi condotti dall’Università di Napoli, la composizione di questa acqua può favorire la prevenzione di calcoli renali e sostenere persone affette da gastriti o colecistopatie croniche.
In quest’ottica, Acqua Santo Stefano rappresenta una via di mezzo virtuosa: con 72 mg/L di calcio, un residuo fisso di 240 mg/L e un contenuto ridotto di sodio e magnesio, fornisce un’idratazione equilibrata, senza sovraccaricare l’organismo. Questo la rende adatta alla maggior parte delle persone, costituendo un’opzione sicura e piacevole da bere ogni giorno, con un occhio di riguardo tanto per il gusto quanto per la salute delle ossa e dei reni.
Per approfondire: “Residuo fisso nell’acqua: come orientarsi alla scelta”