Leggendo i valori sulle etichette delle bottiglie, potresti chiederti che cos’è il residuo fisso dell’acqua (Total Dissolved Solids, in inglese).
La risposta è semplice! Il TDS è una misura precisa che permette di identificare il tipo di acqua, misurando la quantità di minerali per litro.
Ma fra di loro in cosa possono differire le varie tipologie di acqua? Che effetti hanno sull’organismo umano? Scopriamolo!
Che cos’è il residuo fisso dell’acqua?
Cominciamo col dire che nell’acqua leggera sono presenti meno minerali rispetto a quella pesante.
Il residuo fisso, è una delle principali caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua, è misurato in mg/l e serve appunto per misurare la quantità di minerali che rimane dopo l’evaporazione di 1 litro d’acqua a 180°.
In base al TDS le varie tipologie di acqua che si possono distinguere sono:
- Minimamente mineralizzate: <50 ml/l
- Oligominerali: 51-500 mg/l
- Mediominerali: 501-1500 mg/l
- Ricche in Sali minerali: >1500 mg/l
Ovviamente, le varie tipologie non incidono sulla qualità dell’acqua, ma sull’uso che se ne deve fare.
Come spiega il presidente del comitato scientifico del convegno di Aquitaly Alessandro Zanasi “l’acqua minerale va considerata una bibita e ha proprietà salutistiche che bisogna conoscere, insieme alla composizione, per sfruttarle a pieno.”
Il residuo fisso ti serve, quindi, non per determinare la qualità dell’acqua, ma come strumento per capire quale è più adatta alle tue esigenze!
L’acqua oligominerale
Nel 1983 è stato stabilito, a norma di legge, che un’acqua per essere considerata oligominerale deve avere un residuo fisso inferiore ai 500 mg/l.
Questa, è adatta per curare particolari patologie come la calcolosi delle vie urinarie, la gotta, ecc.
L’acqua oligominerale è anche adatta per essere somministrata durante le diete o a bambini molto piccoli, poiché l’apporto di sali minerali è minimo.
Acqua Santo Stefano ha un residuo fisso di 250 mg/l, cosa che la rende utile per accompagnare una corretta alimentazione e combattere la ritenzione idrica.